MFormazione "il FIGLIO dell'UOMO" ARGOMENTO dalla STAMPA QUOTIDIANA

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Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi 2010-01-28

Mille e trecento reati al giorno, 54 l'ora, quasi uno al minuto.

Una escalation di "attività criminali", dal racket, all'usura, ai furti, alle rapine, a danno dei commercianti, che fruttano all'azienda "Mafia spa" circa 135 miliardi di euro e un utile che sfiora i 70 miliardi, al netto di investimenti e accantonamenti.

Confindustria contro il pizzo: "Chi non lo denuncia è fuori"

Fuori dal sistema confederale gli imprenditori che non denunciano il "pizzo".

La giunta di Confindustria ha, infatti, approvato oggi una delibera che obbliga tutti gli imprenditori che vengono vessati dalla mafia a denunciare il racket pena la sospensione o l'espulsione dall'associazione.

"È una decisione molto importante e che rafforza il nostro impegno in prima linea contro la criminalità", ha detto la presidente Emma Marcegaglia al termine della riunione di giunta.

ST

DG

Studio Tecnico

Dalessandro Giacomo

40° Anniversario - SUPPORTO ENGINEERING-ONLINE

Internet, l'informatore, ll Giornalista, la stampa, la TV, la Radio, devono innanzi tutto informare correttamente sul Pensiero dell'Intervistato, Avvenimento, Fatto, pena la decadenza dal Diritto e Libertà di Testimoniare.. Poi si deve esprimere separatamente e distintamente il proprio personale giudizio..

 

Il Mio Pensiero:

Ecco uno dei modi di uscire dalla crisi, liberare i commercianti, non solo loro, ma anche le Aziende, i Professionisti, gli Artigiani, i Pensionati, i Lavoratori, i Cittadini dalla mannaia della Mafia, N'drangheta, Camorra, Pizzo, Droga, Concussione, Estorsione, significherebbe ridare spazio alle attività economiche, sociali, culturali, far riappropriare i centri abitati e le periferie dai propri cittadini.

Ci sarebbe un risparmio economico doppio di quello sopra detto.

Ma ci sarebbe innanzi tutto spazio per tantissimi che hanno idee e soldi, ma hanno paura di attuarle ed investirli perché se non non protetti dallo Stato sarebbero alla mercè dei mafiosi e corrotti.

E non basta arrestare i delinquenti, bisogna processarli subito, condannarli alla giusta pena, e che sia veramente scontata.

Solo così si ridà voglia di vivere e futuro alla collettività.

Ed inoltre bisogna rendere visibile le istituzioni con la presenza discreta dei tutori della legge.

Riprendiamoci la fiducia nello stato celebrando i processi, facendo giustizia, non negandola per prescrizione, aumentiamo gli organici, organizziamo la giustizia OnLine, organizziamo le strutture, innoviamo gli strumenti.

Diversamente diventa non giustizia a favore dei prepotenti e corrotti.

Per. Ind. Giacomo Dalessandro

AVVENIRE

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2010-01-28

28 Gennaio 2010

REGGIO CALABRIA

Mafia, il piano del governo

E sugli immigrati è bagarre

Via libera dal Consiglio dei ministri al piano straordinario di contrasto alla criminalità organizzata. A Reggio Calabria l'esecutivo ha approvato il ddl con le nuove norme antimafia, in dieci punti, e varato un decreto che istituzionalizza l'Agenzia nazionale per la gestione dei beni confiscati, con sede nella città calabrese. Ecco alcune tra le misure previste dal disegno di legge: l'istituzione di un codice antimafia, un testo unico che raccoglie e razionalizza tutte le leggi approvate in materia dal 2001 a oggi; la creazione di una mappa nazionale delle organizzazioni criminali; la realizzazione di un sistema di informazione sulle cosche attraverso un desk interforze; interventi contro le infiltrazioni della criminalità organizzata negli appalti.

La lotta al lavoro nero e la polemica sugli immigrati. Lotta al lavoro nero, ecco la priorità del piano anti-mafie varato ieri dal governo. Saranno 550 gli ispettori messi in campo per fare controlli in 20mila aziende nelle 4 Regioni ritenute a rischio, cioè Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. La task force sarà formata da personale del ministero del Lavoro, dell'Inps e carabinieri. Le ispezioni riguardano in particolare l'uso di mano d'opera anche stagionale, il fenomeno del caporalato e le truffe ai danni dell'Inps attraverso fittizi rapporti di lavoro, attività gestita prevalentemente dalle organizzazioni criminali. Obiettivo: verificare 10mila aziende agricole (2mila in Calabria, 2.500 in Campania, 3mila in Puglia e 2.500 in Sicilia) e altrettanti cantieri (1.346 in Calabria, 3.814 in Campania, 2.564 in Puglia e 2.276 in Sicilia). Nell'edilizia, le ispezioni riguarderanno sia gli appalti privati che quelli pubblici.

Ma nel presentare questa nuova azione di contrasto ai lavoratori irregolari Silvio Berlusconi "incappa" in un’equazione che scatena l’ennesimo putiferio con le opposizioni. Il premier, rivendicando che i risultati ottenuti finora dal governo in questo campo "sono molto positivi", nella conferenza stampa a Reggio Calabria ha aggiunto che una "riduzione degli extracomunitari in Italia significa meno forze che vanno a ingrossare le schiere dei criminali". Una tesi che è motivo ricorrente nelle argomentazioni leghiste, ma che finora il presidente del Consiglio non aveva mai condiviso in una dichiarazione ufficiale. Berlusconi non ha precisato ulteriormente, fatto sta che la sua frase ha scatenato una forte reazione. Culminata da un lato nel nuovo scarto rimarcato dalle parole pronunciate poco dopo dal presidente della Camera, Gianfranco Fini, che presentando un libro sull’unità d’Italia ha sottolineato che nel costruire l’idea di Nazione bisogna evitare "la tentazione dell’etnicismo e del revanscismo".

Dall’altro lato nella fulminante battuta di Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd in Senato: "Meno premier, meno crimini?...". Una "pesante battutaccia che ci lascia esterrefatti", ha controreplicato Paolo Bonaiuti, il sottosegretario alla presidenza. A concludere il siparietto, le scuse finali della Finocchiaro: "Mi scuso della battuta infelice, ma paragonare – ha precisato – gli immigrati ai criminali è davvero odioso". Lo stesso segretario del Pd, Pierluigi Bersani, ha sostenuto tuttavia che "una frase così ci mette fuori da qualsiasi contesto moderno, un governo deve saper guidare il Paese alla razionalità e non può sempre agitare le paure". Anche Livia Turco ha tacciato Berlusconi di "volgarità" e di "incitamento al razzismo, sono parole vergognose". La censura è stata condivisa dall’Idv: per il capogruppo alla Camera, Massimo Donadi, "l’Italia ha bisogno di leggi severe ma giuste, non d’inutili slogan razzisti che alimentano intolleranza". Per i fedelissimi del premier, invece, la realtà è che le sue parole sono state travisate perché "è evidente – ha spiegato Maurizio Gasparri – che il riferimento era agli immigrati che arrivano per delinquere".

Contro la criminalità organizzata. L'altro versante fondamentale dell'intervento riguarda la criminalità organizzata. E l'arma di attacco più efficace, accanto alle operazioni di polizia, principale è quella economica, spiega il ministro dell'Interno Maroni. "La Direzione Investigativa Antimafia è una struttura di eccellenza, che ha tanti compiti, ma da ora in avanti avrà come priorità l'aggressione ai patrimoni mafiosi - dice -. Credo che fra 15 giorni potremo tornare a Reggio Calabria per insediare qui l'Agenzia per la gestione dei beni confiscati alle mafie". Prospettiva che deriva dal pacchetto contro la criminalità, suddiviso in un Ddl e in un decreto. Quest'ultimo proprio per la creazione dell'Agenzia sui beni confiscati. "Nel decreto - dice Maroni - si prevede l'immediata costituzione dell'Agenzia dei beni confiscati perchè abbia visione complessiva" e che possa rendere "immediatamente utilizzabili i beni" sequestrati alla criminalità organizzata. Il ministro evidenzia i risultati fin qui raggiunti: "Nei 19 mesi del governo Berlusconi sono stati sequestrai 12.111 beni mobili e immobili alle organizzazioni criminali, per un controvalore di 7 miliardi di euro (+100% rispetto allo stesso periodo precedente) e sono stati confiscati 3.122 beni per un controvalore di circa 2 miliardi di euro (+345%)".

Il tema della messa all'asta dei beni confiscati è stato controverso nei mesi scorsi: il rischio è che mafia e 'ndrangheta se ne riappropino. "Qualche bello spirito - dice a questo proposito Berlusconi - ha detto che i criminali sono pronti a ricomprare i beni sequestrati messi all'asta. Molto bene, vuol dire che noi così li sequestreremo un'altra volta". Il premier afferma poi che "la mafia, la 'ndrangheta, la camorra e le altre organizzazioni criminali sono una terribile patologia per il Paese: ne paghiamo le conseguenze anche per l'immagine che diamo all'estero per la brutta abitudine di programmi sulla mafia che portano in giro per il mondo questa immagine negativa. Una moda - sottolinea il premier - che spero sia ormai finita". Berlusconi affronta, poi, in generale, anche il tema dell'attuale scenario politico, affermando che non c'è "nessuno scontro con nessuna istituzione. Non c'è mai stato e non c'è".

Appalti. Particolare attenzione sarà riposta sulla correttezza delle procedure di appalto e subappalto e sul rispetto della normativa antimafia, argomento toccato sia da Maroni sia dal ministro della Giustizia, Alfano. Il piano prevede risorse aggiuntive per quasi due milioni di euro, destinate alle spese di viaggio, vitto e alloggio per gli ispettori provenienti da altre regioni (50, "per assicurare una maggiore trasparenza"). In occasione della riunione del Cdm sono stati presentati i risultati dell'azione ispettiva nel 2009: a fronte di una diminuzione delle violazioni di carattere formale (-28% per la tenuta del libro unico del lavoro), sono fortemente aumentate le violazioni accertate in materia di lavoro nero (+44%), di appalti e somministrazione (+193%), di orario di lavoro (+118%), di rispetto dello Statuto dei lavoratori (+208%), di truffe nei confronti degli Istituti (+483%), di sicurezza sul lavoro (+53%).

La protesta dei lavoratori. Arrivando in prefettura, il premier Berlusconi si è rivolto ad alcuni cittadini che attendevano il suo arrivo: "Siete contenti che abbiamo portato qui il Cmd? Così vi facciamo vedere quello che stiamo facendo contro la criminalità". Ma non c'erano solo sostenitori: così come avvenuto per il pullman che ha portato i ministri, anche il corteo di auto del premier è stato contestato davanti all'ingresso posteriore della prefettura. Tra i manifestanti diversi lavoratori a rischio licenziamento e alcuni che sono già in cassa integrazione. "La nostra azienda non ha più accesso al credito e sta per chiudere. Siamo un centinaio" ha spiegato il capo delegazione della De Masi costruzioni. E un portuale di Gioia Tauro: "In due anni 500 persone hanno perso il posto di lavoro. Siamo qui a chiedere un intervento serio al governo. La 'ndrangheta si sconfigge con il lavoro, non solo con le chiacchiere e potenziando le forze di polizia. Se non c'è occupazione la manovalanza della mafia crescerà".

 

 

 

 

 

29 Gennaio 2010

Catene da spezzare al Sud

La direzione è giusta

Lo siano anche i prossimi passi

Il piano straordinario di ispezioni contro il lavoro nero al Sud, varato ieri dal Consiglio dei ministri a Reggio Calabria, è un’azione utile e necessaria, fortemente attesa dopo i fatti di Rosarno. Non sufficiente, però, a risolvere il problema se non verrà seguito da un contemporaneo scatto in avanti della società civile e da qualche aggiustamento nelle politiche di regolazione dell’immigrazione.

Con i 550 ispettori sguinzagliati nelle campagne e nei cantieri di Calabria, Puglia, Campania e Sicilia, lo Stato torna finalmente ad aprire gli occhi sulla realtà di sfruttamento e di degrado connesso al lavoro irregolare. Riafferma una presenza, ribadisce che non esistono "zone franche", ripristina la sovranità della legge. È qualcosa che deve stare a cuore a tutti i cittadini non per un’astratta idea della "legalità", d’un burocratico rispetto di regole e doveri fiscali, che qualcuno potrebbe ritenere eccessivi o intralcianti l’attività economica. Ma per il fatto – sostanziale – che attraverso l’osservanza delle leggi, dei contratti di lavoro, delle norme fiscali e previdenziali si garantisce anzitutto la salvaguardia della vita delle persone, la loro dignità. E poi il corretto sviluppo delle comunità, il benessere dei cittadini. Forse è bene ricordarlo: il lavoro nero uccide e distrugge. Per lo sfruttamento che è alla base di molti infortuni e direttamente per la violenza dei caporali, come è accaduto in Puglia con la "sparizione" di alcuni lavoratori polacchi. Ma lo sfruttamento della manodopera, in particolare straniera e clandestina, è anche il primo anello di una catena fatta poi di evasione fiscale, di truffe all’Inps e all’Unione Europea, di finte pensioni e sussidi non dovuti, di degrado e malavita. Una catena che finisce per imbrigliare in particolare il Mezzogiorno, strozzarne lo sviluppo, soffocare coscienze e spirito d’iniziativa.

Questo dev’essere chiaro. Qui non si tratta "solo" di far sì che ogni lavoratore sia assicurato, protetto da tutele, riceva una "giusta mercede". Ma di evitare che troppi imprenditori si adagino sulla raccolta di frutti senza più mercato, utilizzando lo sfruttamento degli "schiavi" come unico vantaggio competitivo. Si tratta di impedire che interi paesi vivano grazie ai sussidi di disoccupazione per braccianti, lucrati senza mai mettere piede in un campo. No, in gioco non c’è il versamento di un contributo in più o in meno, ma la scelta – decisiva – di quale messaggio si dà in particolare ai giovani: "Rispettate le regole, lavorate d’impegno e la vostra vita migliorerà". Oppure: "Andate da un compare, da un boss, chiedetegli un piacere, procuratevi una pensione, fatevi sottomettere".

Se però è questo – e secondo logica lo è – il valore sotteso al piano straordinario messo a punto dal ministro Sacconi, l’opera di ispezione e repressione da sola non può essere sufficiente. Occorre un impegno corale di parti sociali e associazionismo nel Meridione. Lo abbiamo già scritto: i padroni e i padroncini sono noti in ogni comunità. Il controllo e la riprovazione sociale verso chi sfrutta i lavoratori, il non farsi complici indiretti delle irregolarità, sono un imperativo morale e un’arma efficace a nostra disposizione. La lotta al lavoro nero va assunta come asse centrale, portante, del progetto educativo nelle nostre comunità. E la scelta di Confindustria di espellere le aziende coinvolte in azioni mafiose o acquiescenti è un passo forte in questa direzione.

Ma, se di giustizia stiamo parlando, c’è un ultimo aspetto che non si può eludere: non si può porre sullo stesso piano sfruttatori e sfruttati: comminare qualche sanzione agli imprenditori, che rifiutano la legge, ed espellere gli immigrati, perché entrati in maniera scorretta nel Paese. Un’operazione di "regolarizzazione" definitiva degli uni e degli altri si impone. Va pensata e soprattutto ben costruita.

Francesco Riccardi

 

 

 

 

 

28 Gennaio 2010

LOTTA ALLA MAFIA

Confindustria contro il pizzo:

"Chi non lo denuncia è fuori"

Fuori dal sistema confederale gli imprenditori che non denunciano il "pizzo". La giunta di Confindustria ha, infatti, approvato oggi una delibera che obbliga tutti gli imprenditori che vengono vessati dalla mafia a denunciare il racket pena la sospensione o l'espulsione dall'associazione. "È una decisione molto importante e che rafforza il nostro impegno in prima linea contro la criminalità", ha detto la presidente Emma Marcegaglia al termine della riunione di giunta.

 

CORRIERE della SERA

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2010-01-28

 

REPUBBLICA

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L'UNITA'

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il SOLE 24 ORE

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2010-01-28

La mafia fattura 135 miliardi a danno dei commercianti

27 gennaio 2010

Sequestrati beni della mafia per 550 milioni di euro

"Dai nostri archivi"

Confesercenti, la crisi economica rende ancor più pericolosa la mafia

I commercianti chiedono tolleranza zero per racket e usura

Fischi a Prodi dall'assemblea di Confesercenti

Rapine, droga e usura il bottino dell'illegalità

Lavori pubblici, Confesercenti: "Le grandi imprese vengono a patti con la mafia"

Mille e trecento reati al giorno, 54 l'ora, quasi uno al minuto. Una escalation di "attività criminali", dal racket, all'usura, ai furti, alle rapine, a danno dei commercianti, che fruttano all'azienda "Mafia spa" circa 135 miliardi di euro e un utile che sfiora i 70 miliardi, al netto di investimenti e accantonamenti. A confermare, anche in tempi di crisi, il florido stato di salute della criminalità organizzata, è l'annuale rapporto Sos Imprese "Le mani della criminalità sulle imprese", presentato, a Roma, da Confesercenti, che elenca, una per una, tutte le azioni criminose, subite, nel 2009, da piccole, medie imprese dal commercio: 160mila taglieggiamenti, 200mila vittime di usura, 500mila truffati, 90mila rapine e furti. Solo con i 24 miliardi di "fatturato" del racket e dell'usura, lancia una provocazione il presidente di Confesercenti, Marco Venturi, si "potrebbero creare almeno 200mila posti di lavoro, specie al Sud - dove, come noto, è prevalente il fenomeno criminoso - e a favore dei giovani".

E rispondendo a una domanda del Sole24Ore.com sulle indiscrezioni, circolate in questi giorni, circa possibili contatti con imprese italiane per far "rimpatriare" illecitamente capitali dall'estero, aggirando la normativa sullo scudo fiscale, il presidente Venturi ha escluso possibili interessamenti alle aziende del commercio. Si tratterebbe, spiega, di un'operazione molto complicata da realizzare, visto che parliamo, prevalentemente, di piccole imprese, individuali o a gestione familiare, dal giro d'affari, quindi, circoscritto e contenuto, che difficilmente potrebbero essere utilizzate per "parcheggiare" grandi somme di denaro, come quelle a cui si rivolge la normativa sullo scudo, recentemente prorogata al 30 aprile prossimo. In ogni caso, prosegue, "monitoreremo il fenomeno", e diremo "no a tutte quelle richieste che non sono legittime".

Dal rapporto emerge come siano prevalentemente quattro le "attività economiche" preferite dalla mafia: edilizia (in particolare, il settore delle concessioni), commercio, specie grande distribuzione, autotrasporto e giochi e scommesse. E non cambiano, sottolinea il presidente di Sos Imprese, Lino Busà, gli "strumenti normativi" utilizzati per controllare il giro d'affari illegale: srl, magari, in franchising, o società in partecipazione, con imprese o singole persone, incensurate, a fare da prestanomi. (Claudio Tucci)

Rispetto al passato, è, però, cresciuta la risposta dello Stato: 200 latitanti arrestati negli ultimi mesi, 4mila arresti mafiosi, la camorra casertana colpita duramente, beni sequestrati per oltre 5 milioni di euro. In aumento, anche, il numero di denunce per usura: nel periodo 2004-2007, evidenzia lo studio, le persone denunciate sono salite da 995 a 1.313. Ma servono, sottolinea Venturi, "politiche agevolative" per gli imprenditori che denunciano. A partire, da un più semplice accesso al credito. "Bisogna smetterla - ha dichiarato - di considerarlo un "soggetto a rischio" quando bussa alle porte del sistema creditizio".

Al Governo, poi, il presidente di Confesercenti chiede un "pacchetto Giustizia", che renda, effettivamente, "certa la pena" e vada, oltre, "le semplici logiche risarcitorie". Semplici e chiari gli obiettivi da perseguire, anche con un maggior accordo e condivisione tra imprese, cittadini e istituzioni: "aver la forza di escludere, con rigore, le imprese colluse da appalti e forniture pubbliche e pensare, invece, a percorsi preferenziali per chi si ribella al racket".

27 gennaio 2010

 

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